“Volesse Dio che veramente fossi utile alla causa della Libertà, dell’Italia, degli Uomini che amo, stimo e voglio Grandi e Buoni”.
Queste parole scritte il 27 settembre 1939 in uno dei diari rispecchiano le aspirazioni, i tormenti, le ansie di una Frida poco più che ventenne, giovane insegnante all’inizio della carriera. Da questi diari, dal 1939 al 1941, emerge il ritratto di una giovane molto sensibile e tormentata, esigente verso se stessa e gli altri, e spesso incapace di accettare la “banalità” del vivere quotidiano, delle sue convenzioni e ipocrisie.
Questi scritti giovanili sono lo specchio di un’anima alla ricerca di se stessa, in anni difficili, precari, soprattutto per una giovane donna che non sapeva accettare un ruolo sociale prestabilito.
I quaderni contengono pensieri, riflessioni su se stessa, sui familiari e conoscenti, sulla guerra che lei sente imminente, sugli amici ebrei e sulla situazione politica; e poi abbozzi di novelle e racconti autobiografici. Affiorano così le fondamenta della Frida che abbiamo conosciuto e amato, del suo impegno civile e politico, della sua lotta in difesa delle donne e della libertà del suo Paese e, infine, della sua intransigenza morale e capacità di indignarsi.


Maria Clara Avalle Barberis

Vive e lavora a Moncalieri, dove insegna Lettere nella scuola media superiore statale. Ha pubblicato Da Odessa a Torino. Conversazioni con Marussia Ginzburg, presso la casa editrice Claudiana (2002) e in collaborazione con Alessandro Galante Garrone, Arturo Carlo Jemolo. Da lettere inedite 1913-1981, presso la casa editrice La Stampa (1994). Ha collaborato con Nuova Antologia ed altre riviste.