Abstract:
La ricerca storiografica sulla presenza e il ruolo delle donne all’interno dei partiti dal secondo dopoguerra agli anni Ottanta costituisce un terreno ancora poco esplorato, soprattutto a livello locale, mentre alcune opere di carattere generale, a partire dai lavori degli anni Novanta di Anna Rossi Doria, hanno inquadrato il problema nelle sue linee generali.
Il rapporto fra donne e politica – è stato detto – ha assunto col tempo una configurazione “a bassa intensità” nell’ambito storiografico, con ritmi piuttosto intermittenti, mentre l’interesse si è appuntato piuttosto su molteplici aspetti della storia sociale. Strano destino questo, poiché la storia politica delle donne ha avuto tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta momenti prorompenti e importantissimi per la storia del movimento femminile nel nostro Paese, per poi incanalarsi negli anni Ottanta nell’alveo incerto e periglioso dei partiti e delle istituzioni. Una storia più faticosa, quasi carsica, certamente anche contraddittoria che non ha mai saputo accendere su di sé né i riflettori dell’opinione pubblica, né catturare l’attenzione sistematica degli storici. A questo destino certamente non è estranea la carenza di archivi documentari che permettano di ricostruire i segni di una presenza e di una identità delle donne all’interno dei singoli partiti, in specifici contesti territoriali. Anzi spesso la carenza diventa vero e propria assenza di carte e di documenti. Ciò vale soprattutto per i partiti meno strutturati quali quelli laici, ma spesso investe per lunghi periodi anche i partiti più ideologizzati.
Perché gli archivi dei partiti conservano spesso tracce così labili di una specifica presenza ed identità femminile, o ci restituiscono comunque tracce di una presenza numericamente così desolante e per così lungo tempo? Ciò accomuna egualmente tutti i partiti e le loro memorie documentarie? Quale senso attribuirvi?

Caterina Simiand. Collabora all’attività culturale e di ricerca dell’Istituto di studi storici Gaetano Salvemini di Torino ed è responsabile dell’Archivio storico documentario ivi costituito, dedicato alla storia dei partiti e dei movimenti politici e sociali in Piemonte nel secondo dopoguerra. Ha svolto ricerche sulla storia del socialismo piemontese.