Fondo Associazione Mazziniana Italiana – A.M.I.

Inventario a cura di Cristina Gasca (2010)

Versione integrale dell’inventario

 

Nota storica

L’Associazione Mazziniana Italiana è una libera associazione che propugna i principi di emancipazione morale, politica e sociale sostenuti da Giuseppe Mazzini e della tradizione politica del pensiero repubblicano. Fondata nel 1943 a Milano da importanti personalità del movimento antifascista, l’AMI ha mantenuto sempre una netta posizione contro il fascismo ed ogni forma di totalitarismo.

I membri dell’Associazione Mazziniana, fin dalla sua fondazione, hanno perseguito con continuità e con impegno volontario l’obiettivo di una educazione delle donne e degli uomini d’Italia alla cultura della partecipazione democratica. Anche in ragione delle sue profonde radici nelle esperienze storiche del Risorgimento e della resistenza, l’Associazione Mazziniana si è efficacemente impegnata negli anni per mantenere vivo il lascito ideale di questi fondanti momenti di libertà nella storia italiana moderna.

Il tentativo è quello di adempiere ad esse attraverso la presentazione, nel periodico della associazione, Il Pensiero Mazziniano, dei contributi più stimolanti ed originali sul repubblicanesimo e sulla storia dei movimenti repubblicani, e attraverso l’organizzazione di conferenze, seminari ed altre attività culturali che si incentrano sia sul recupero di esperienze del passato, sia sulla discussione delle tendenze fondamentali del pensiero politico, religioso e morale del nostro tempo.

L’associazione è strutturata da un comitato Nazionale per il coordinamento dell’azione periferica (Sezioni Comunali) e da un Comitato regionale.[1]

La Sezione dell’AMI di Torino, inizialmente intitolata a Giuseppe Mazzini, sorse nel 1944 sotto la presidenza di Terenzio Grandi, fondatore e direttore del periodico “Il Pensiero Mazziniano”. Dopo la morte di Terenzio Grandi, avvenuta nel 1981, la sezione venne a lui intitolata e nel 1987, con doppia intitolazione, assunse anche il nome di Vittorio Parmentola, altro illustre presidente della sezione, famoso repubblicano antifascista e a sua volta direttore del periodico “Il Pensiero Mazziniano”.

Secondo lo Statuto, l’AMI è composta dagli iscritti, dalle Sezioni, dai Comitati Regionali e dal Comitato Nazionale. La Sezione, che non può avere meno di dieci iscritti, ha come suoi organi: l’assemblea dei soci, il comitato direttivo, il collegio dei sindaci e dei probiviri. Le Sezioni corrispondono direttamente con la Direzione Nazionale. Tre o più Sezioni aventi sede in provincie diverse della stessa regione, possono chiedere alla direzione Nazionale di costituirsi in Comitato Regionale.

Dalle carte che riguardano Luigi Pedemonte si evincono poi alcune notizie circa l’esistenza di una Sezione AMI di Novi Ligure.

Da uno stampato del 1985, infatti, risulta esistere una Sezione AMI di Novi Ligure intitolata a G.B. Leardi.[2]

Inoltre da una lettera del 1987, indirizzata da Luigi Pedemonte all’AMI di Torino, con intestazione: Associazione Mazziniana Italiana, Novi Ligure, Via dei Mille 41, Sede Abitazione di Pedemonte Luigi, si traggono informazioni circa la composizione del Consiglio Direttivo della sezione per l’anno 1987 e sul numero degli iscritti che risultano essere quindici.[3]

[1] Le notizie fin qui riportate sono state tratte dal sito ufficiale dell’Associazione Mazziniana Italiana: http://www.webandcad.it/ami/intro.php
[2] Cfr. Archivio Associazione Mazziniana Italiana, Fondo Pedemonte, AMI 105.
[3] Cfr. Archivio Associazione Mazziniana Italiana, Fondo Associazione Mazziniana Italiana Sezione di Torino, AMI 28.

Nota archivistica

Una parte delle carte dell’Associazione Mazziniana Italiana Sezione di Torino era, da ultimo, conservata all’interno di alcuni scatoloni, insieme alle carte dell’Archivio della Federazione Italiana Donne, nella cantina di Floriana Fontolan, che le ha donate, nella primavera 2009, all’Associazione Archivio delle Donne in Piemonte.

Le carte erano stipate in cinque scatoloni di cartone e parte dei documenti, soprattutto quelli che si trovavano sul fondo dei contenitori, versavano in cattive condizioni a causa di danni da umidità, presentando notevoli tracce di muffa e, in taluni casi, un processo irreversibile di saldatura della carta.

I due nuclei documentari, quello della Federazione Italiana Donne e quello dell’Associazione Mazziniana Italiana Sezione di Torino, originariamente, cioè prima di confluire nella cantina di Floriana Fontolan, erano conservati in due luoghi distinti: le carte più antiche dell’archivio della Federazione Italiana Donne, all’inizio degli anni ’80, dopo la morte della sua fondatrice e presidente Giuseppina Capurro Picchi e la perdita della sede di Via Cesare Battisti 15, furono prese in consegna da Bianca Rosa, socia e per un periodo anche segretaria dell’associazione, e conservate in un armadio nella sua casa, mentre le carte dell’Associazione Mazziniana Italiana, di cui la medesima Bianca Rosa fu socia e per un periodo segretaria, erano conservate in un armadio presso la sede del Partito Repubblicano Italiano.

La storia di questi due nuclei documentari si interseca quando, all’inizio degli anni ’90, di fronte ad un serio rischio di dispersione dei documenti, benché ancora vivente Bianca Rosa, Liliana Richetta ed Eva Babel Prunelli, entrambe ancora attive all’interno della F.I.D. si incaricano di ritirare le carte e le consegnano a Floriana Fontolan, all’epoca presidente della Federazione Italiana Donne, che si offre di tenerle nella propria cantina.

Si è parlato all’inizio di “una parte delle carte dell’Associazione Mazziniana di Torino”, perché è evidente che quello che per convenzione è qui denominato “Fondo Associazione Mazziniana Italiana, Sezione di Torino” rappresenta in realtà soltanto una minima parte rispetto all’intero archivio dell’Associazione. Molto spesso, infatti, nel caso delle piccole associazioni, avviene che i documenti, o parte di essi, siano conservati nelle case dei Presidenti o dei Segretari o di quei membri che hanno parte attiva e rivestono una funzione importante al suo interno, perché non esiste una sede vera e propria o perché, come pare essere il nostro caso, ci si ritrova d’improvviso senza una sede e si è costretti a traslocare l’archivio, a smembrarlo, a conservare i nuovi documenti prodotti in altri luoghi. Si tratta dunque, per quanto riguarda il nostro archivio, di alcuni nuclei documentari, tra loro cronologicamente distinti, che ne facevano parte e che furono presumibilmente raccolti e conservati proprio da Bianca Rosa.

Vi è, inoltre, un piccolo archivio aggregato: il Fondo Luigi Pedemonte. Si tratta prevalentemente di materiale a stampa, cui si accompagna una modesto numero di altri documenti di varia natura, risalenti agli anni ’70-’80, con ogni probabilità raccolti, prodotti e utilizzati, nel loro insieme, da Luigi Pedemonte per l’attività della Sezione di Novi Ligure dell’Associazione Mazziniana Italiana. I documenti in questione, secondo quanto si legge sull’elenco di versamento del fondo, che reca la data Torino 19 maggio 1989, furono conferiti dal signor Luigi Pedemonte di Novi Ligure all’Associazione Mazziniana Italiana di Torino. E’ possibile che tali carte siano state raccolte da Bianca Rosa e siano state collocate insieme agli altri documenti dell’archivio dell’Associazione, ma si tratta solamente di un’ipotesi non supportata da indizi concreti. Si rileva, rispetto a quanto indicato nell’elenco, che parte del materiale è mancante.

Purtroppo non è possibile ricostruire con esattezza come, quando e perché, tutti i nuclei documentari che compongono l’archivio andarono a confluire nell’armadio, sito nella sede del Partito Repubblicano Italiano, da cui vennero poi prelevati all’inizio degli anni ’90. Si può presumere che siano stati qui collocati da Bianca Rosa, che era anche socia del PRI, dopo che nel corso degli anni ’80 l’Associazione Mazziniana Italiana si ritrovò priva di sede.

Il ritrovamento di queste carte è stato per così dire fortuito, nel senso che non ci si aspettava di rinvenire una parte di archivio dell’Associazione Mazziniana Italiana all’interno degli scatoloni donati all’ArDP da Floriana Fontolan. Una volta individuata la presenza di tali carte, dunque, il primo passo, ovviamente dopo averle ripulite dalle muffe, è consistito nel separarle da quelle che costituivano l’archivio della Federazione Italiana Donne.

A questo punto, un censimento preliminare dei contenuti ha consentito di individuare la presenza di nuclei documentari appartenenti ad epoche diverse, nonché di un fondo personale aggregato con allegato elenco di consistenza.

In generale le carte versavano in condizioni di grande disordine e confusione; faceva eccezione un piccolo nucleo documentario, risalente al 1959, che era organizzato secondo le partizioni di una rubrica alfabetica, all’interno della quale erano materialmente inserite le carte per facilitarne il reperimento.